Glauco (Michel Piccoli) è un disegnatore industriale di maschere antigas. Una sera d’estate simile a tante altre, l’uomo rientra a casa dal lavoro e trova in sala da pranzo una cena ormai fredda e poco invitante; la moglie (Anita Pallenberg) è a letto per via di un’indisposizione. Glauco si aggira per le stanza vuote della casa, senza uno scopo, proietta vecchi filmini amatoriali, si prepara una ricca cena, trova una pistola avvolta dalle pagine dei giornali (uno di questi è datato 23 luglio 1934 e reca la notizia dell’uccisione, il giorno precedente, del famoso gangster americano Dillinger) e la dipinge di rosso a pallini bianchi, fa giochi erotici con la cameriera (Annie Girardot), mima il suicidio, per poi sparare alla moglie dormiente e imbarcarsi come cuoco su uno yacht. Sintesi perfetta del cinema di Ferreri (l’assurdo quotidiano, il sesso, il cibo, la fuga impossibile), Dillinger è morto oltre a mettere in immagini in movimento il design della disperazione, dove le parole lasciano il posto agli oggetti, raggiunge un equilibrio mirabile tra le atmosfere surreali bunueliane (L’angelo sterminatore) e l’alienazione delle opere di Antonioni (Blow-Up). «Dillinger non è certo un film positivo, è un film negativo, perché è un film abbastanza tragico. Ecco al massimo possiamo arrivare a fare gli sciacalli di un mondo che va distruggendosi, e basta» (Marco Ferreri).