Mario Fantin, bolognese classe 1921, ha documentato le spedizioni più avventurose dirette ai quattro angoli del globo. Prima fra tutte, la mitica conquista italiana del K2 nel 1954. Fantin effettuò tutte le riprese fino a 6560 metri, poi fu obbligato a fermarsi e istruì gli alpinisti che poterono così documentare la parte finale della scalata. Mai in precedenza riprese cinematografiche erano state effettuate a tali quote: oltre a scalare gli 8608 metri della seconda cima più alta del mondo, per raggiungere il campo base (situato a 4970 metri), bisognava compiere a piedi una marcia di avvicinamento di 240 chilometri, attraversando fiumi su zattere, ponti di vimini sospesi, e superare due ghiacciai con seicento portatori. Girate in condizioni impossibili, queste immagini sono così potenti che si ha la sensazione di assistere al compimento dell’ultima odissea umana sulla terra; ci raccontano lo spirito profondo di questa impresa, il rapporto tra l’uomo e la natura, la bellezza suprema delle montagne, la sfida umana per superare i propri limiti,anche tecnici: le riprese furono realizzate utilizzando varie cineprese 16mm, un cavalletto per dare stabilità alle immagini e pellicola 16mm Kodachrome. Fantin effettuò tutte le riprese fino a 6560 metri, poi fu obbligato a fermarsi e istruì gli alpinisti che poterono così documentare la parte finale della scalata e il raggiungimento della cima.
Montaggio realizzato nel 2021 a partire dalle riprese di Mario Fantin per il documentario Italia K2 di Marcello Baldi (Italia, 1955) per gentile concessione di Club Alpino Italiano. Selezione e montaggio a cura di Andrea Meneghelli. Testi di Albino Ferrari. Musica originale di Teo Usuelli orchestrata e adattata da Daniele Furlati per gentile concessione di Michele dall’Ongaro. Italia K2 è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il Centro di Cinematografia e Cineteca del CAI e il sostegno del Ministero della Cultura. Il restauro in 4K ha utilizzato il reversal e il negativo colonna originali messi a disposizione dal CAI, integrati, per le porzioni lacunose, da un interpositivo. Come riferimento per il grading ci si è avvalsi di una copia d’epoca 35mm conservata dalla Cineteca di Bologna. Tutte le lavorazioni sono state effettuate presso L’Immagine Ritrovata.