Quando il padre muore, Rocco parte dalla Lucania con i tre fratelli e la madre per Milano, dove si trova Vincenzo, il fratello più grande e dove sperano di trovare una vita migliore. L’incontro di Rocco con una prostituta in cerca di redenzione dà il via ad un’inesorabile discesa nell’abisso. La grigia periferia milanese in trasformazione, il mondo della boxe ed il difficile riscatto economico e sociale nell’epoca del boom economico, è il paesaggio, urbano e umano, in cui si compie la tragedia.
Tra i testi letterari di riferimento c’è Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori ma anche, se non soprattutto, L’idiota di Dostoevskij, la cui rilettura venne suggerita da Emilio Cecchi, il padre di Suso Cecchi d’Amico. In un’intervista del 1960 Visconti parla di Rocco come di un santo ma, «nel mondo in cui viviamo, nella società che gli uomini hanno creato, non c’è posto per i santi come lui. La loro pietà provoca disastri». Rocco ricorda il principe Myškin, protagonista del romanzo dostoevskiano.