La conoscenza occasionale nel bar di una stazione ferroviaria tra Laura, una casalinga della media borghesia, sposata con figli, e Alec, un medico generico, sposato anche lui. È l’inizio di una relazione furtiva tra due persone con una vita consolidata, una famiglia rispettabile, degli obblighi morali e sociali. È l’inizio di un amore grande e impossibile. Tratto da un atto unico di Noël Coward, Still Life (natura morta), e diretto da David Lean, il regista che sarebbe diventato celebre per produzioni mastodontiche (Lawrence d’Arabia, Il dottor Zivago e Il ponte sul fiume Kwai), il film venne salutato fin dall’uscita come un capolavoro del cinema, riscuotendo un successo inaspettato sia tra i critici che con il pubblico. Breve incontro riesce in quello che al cinema è quasi sempre un miracolo – raccontare la nascita di un amore tra un uomo e una donna con partecipazione e verità. Un incontro fatto di sguardi timidi e palpitanti, tra imbarazzi, reticenze e slanci repressi, con un uso misurato di dialoghi essenziali e mai banali, e una messa in scena semplice, impeccabile. E con l’aiuto di due attori perfetti, in particolare Celia Johnson.