Una videocamera accede, in via eccezionale, ai reparti dell’ospedale pubblico di una delle città che sta drammaticamente soffrendo il primo picco pandemico del COVID-19.
E’ un delicato esercizio di osservazione, che coglie con rispetto l’instaurarsi di nuove relazioni tra pazienti e personale sanitario, rese necessarie dalla pandemia e che mostrano un estremo bisogno comune, il calore umano.
Anche se a volte è doloroso, il film entra in empatia con le paure dei malati e con l’ascolto professionale ma accorato di medici e infermieri, rimanendo in una dimensione intima, lontana dal voyeurismo, dall’apologia dell’eroismo e da un’angosciosa rappresentazione mediatica.
NOTE DI REGIA Michele Aiello & Luca Gennari_03 – Spedali Civili
Ogni volta che penso a un medico, penso a mia mamma, Silvia, una pediatra inarrestabile e generosa. Fin da piccolo sono affascinato dalla sua attitudine al lavoro, completamente dedita alla cura dei bambini, che siano pazienti suoi o meno, sempre disponibile anche ben oltre gli orari di reperibilità.
Quando la pandemia ha colpito l’Italia e gli ospedali hanno cominciato a fronteggiare la prima grande ondata di pazienti, ho pensato alle tante Silvie, instancabili lavoratrici che rappresentano un punto di riferimento prezioso per la loro comunità. Da lì è cresciuto il desiderio di raccontare un certo tipo di rapporto nella cura, non solo sanitario ma di sincero trasporto.
Per questo motivo non volevo ritrarre il personale sanitario come un eroe impersonale, come montava nella grande narrazione mediatica. Piuttosto, mi interessava cogliere l’essenza di alcuni momenti capaci di raccontare, con piccoli gesti, i grandi dilemmi dell’umanità in un momento storico così importante per tutti. In particolare, mi interessava il punto di vista di persone normali nella condizione obbligata di dover lavorare in condizioni eccezionali, senza un tornaconto personale.
Inoltre, volevo intercettare un altro imponente e delicato momento di questa situazione estremamente complessa: l’isolamento dei pazienti. Le uniche persone che possono stare coi pazienti affetti da COVID-19, e confortarli, sono medici e infermieri. Ma questi unici contatti sono possibili solo attraverso le barriere protettive, anche nei momenti più critici, in punto di morte. Questo doppio dramma di morire senza i propri cari attorno, e di dover vedere morire qualcuno in solitudine, doveva essere raccontato. Ho cercato di farlo nella maniera più rispettosa possibile. Michele Aiello