A parte tutto – a parte gli abiti buffi, i baffetti e gli scarponi – volevo produrre qualcosa che commuovesse la gente. Cercavo l’atmosfera dell’Alaska, con una storia d’amore dolce, poetica, eppure comica. […] Volevo che il pubblico piangesse e ridesse. Quale che sia la sua opinione su questo film, perlomeno io sarò riuscito a restare fedele alla mia idea originale. […] Siamo solo all’inizio [del cinema] e sono fin troppi i produttori che usano l’approccio sbagliato, pensando che il cinema sia un mezzo espressivo affine al teatro invece di essere qualcosa di completamente nuovo. Pensai a quella scena della Febbre dell’oro in cui faccio a pezzi il cuscino e le piume bianche danzano sullo schermo nero. È impossibile da rifare sul palcoscenico! A me è piaciuta più di qualsiasi altra cosa abbia fatto in quel film. Mi ci sono impegnato veramente fino in fondo. Quella scena ha una specie di intensità. Ho cercato di metterci dentro qualcosa di disperato, di terribile e di esprimerlo in modo nuovo, come una sorta di musica visiva. (Charlie Chaplin)