Satyajit Ray considerava La moglie sola il migliore dei suoi film. Acuto e dettagliatissimo, è tratto da una storia breve di Rabindranath Tagore (Nastanirh -The Broken Nest). Nel 1897 in una casa borghese di Calcutta, Charulata vive un’esistenza da reclusa, tipica delle mogli in una società feudale. Prepara il paan, gioca a carte, gestisce la servitù, oltre a leggere e scrivere racconti. Il marito dirige un giornale di cui è proprietario e si interessa solo di politica inglese. Consapevole di trascurare la moglie, invita a casa un giovane cugino, sperando che tenga compagnia alla moglie, ma la situazione diventa esplosiva e gli eventi prendono una piega totalmente diversa. Le emozioni di Charulata si risvegliano e gli effetti sono tragici. È questo l’elemento che più sembra affascinare il regista. Un capolavoro.