Uno sguardo schietto e realistico sulla povertà e l’orrore in cui vivono un gruppo di adoloscenti. Con I fligli della violenza, Buñuel racconta la storia di Pedro e i suoi amici di strada che diventano succubi di Jaibo, un teenager violento appena uscito dal riformatorio. L’approccio realistico del regista richiedeva un cambio radicale nel lavoro di Figueroa che, anziché fotografare il film con luci e ombre altamente stilizzate come quando era al servizio di Fernández, fece un uso della luce diretto, senza filtri, severo e accecante per dare efficacia a una visione spietata del decadimento urbano e morale in cui si muovono i protagonisti. La critica messicana trovò il film offensivo, un affronto alla cultura nazionale, e in coro lo stroncò. Per fortuna I figli della violenza venne selezionato al Festival di Cannes dove vinse il premio per la migliore regia. Grazie al successo in Europa, gli animi dei messicani si placarono e il film godette di un buon successo anche in patria.