Un operaio sulla quarantina rimane solo in città quando moglie e figlio partono per il mare. Nell’attesa che arrivi la domenica per raggiungerli, incontra una giovane dattilografa.
Se vi è grande merito dietro questo film, sorpreso all’epoca da accuse di populismo, di un certo moralismo piccolo borghese – polemiche sui contenuti ampiamente superate dai tempi – è quello di aver inserito un tema come l’adulterio in un ambiente in cui non si era mai visto, quello operaio.
«Forse il film è proprio la premessa di Divorzio all’italiana: è l’argomento crisi del matrimonio, un primo passo. Non è un finale di comodo, ma invece profondamente tragico, che rispecchia taluni vizi e difficoltà nella situazione matrimoniale italiana». (P.G.)