Di giorno Alfred e Klara lavorano nel negozio del signor Matuschek ma non si sopportano. Di notte si scambiano appassionate lettere anonime, ignorando l’uno l’identità dell’altra. Lubitsch rinuncia agli ambienti sofisticati e ritrae la piccola borghesia. In questa Budapest squisitamente immaginaria, il lavoro, l’appartenenza alla comunità e l’amore si trovano dietro l’angolo, così come la precarietà, la solitudine e un sistema di relazioni sempre mediato dal denaro. Tra le opere più affettuose e confortanti del regista tedesco, Scrivimi fermo posta è un capolavoro che sa essere altrettanto coinvolgente nell’immaginare i precipizi sull’orlo dei quali traballano i protagonisti.