Il Cinema Ritrovato al 4 Fontane
Circuito Cinema in collaborazione con la Cineteca di Bologna portano Il Cinema Ritrovato a Roma.
Il Cinema Ritrovato è il più antico e importante festival al mondo, totalmente consacrato alla Storia del Cinema; si svolge Bologna dal 25 giugno al 3 luglio e giunge quest’anno alla sua trentaseiesima edizione. Per la prima volta quest’anno, una selezione di film restaurati dai maggiori archivi del mondo, sarà mostrata a Roma al cinema 4 Fontane dall’1 al 12 luglio, in versione originale sottotitolata. Sarà un’occasione unica per vedere capolavori della storia del cinema, notissimi, ma anche sconosciuti e ritrovarne, attraverso la qualità del restauro, tutta l’emozione originaria.
18 capolavori del cinema tornano sul grande schermo in versione restaurata.
PUBBLICHIAMO QUI IL PROGRAMMA:
venerdì 01 luglio
sabato 02 luglio
domenica 03 luglio
lunedì 04 luglio
martedì 05 luglio
mercoledì 06 luglio
giovedì 07 luglio
venerdì 08 luglio
sabato 09 luglio
domenica 10 luglio
lunedì 11 luglio
martedì 12 luglio
NOSFERATU IL VAMPIRO – NOSFERATU – EINE SYMPHONIE DES GRAUENS
di Friedrich Wilhelm Murnau con Max Schreck, Gustav von Wangenheim, Greta Schröder, Alexander Granach, Georg H. Schnell – Germania, 1922, 75’
“Il film capitale del cinema muto”. Dal Dracula di Bram Stoker, la storia immortale di Nosferatu, il non-morto che semina la peste, assorbe e spegne le forze vitali, attenta all’equilibrio dell’universo, finché un sacrificio femminile farà sorgere l’alba sulla città liberata. Murnau s’abbandona totalmente al suo gusto della polifonia e del contrappunto, sul piano drammatico e cosmico. Nosferatu è prima di tutto un poema metafisico nel quale le forze della morte mostrano la vocazione – una vocazione inesorabile – ad attirare a sé, aspirare, assorbire le forze della vita.
SHERLOCK JR. VS THE KID
- THE KID – Il monello di Charles Chaplin – USA, 1921, 60’
- SHERLOCK JR. – La palla n° 13 di Buster Keaton – USA,1925, 45’
È meglio la felicità possibile di Chaplin o il cinema impossibile di Keaton? Due classici della storia del cinema in un doppio programma in versioni restaurate. Da un lato Il monello, capolavoro eterno con cui Chaplin, mescolando farsa e poesia, racconta la condizione umana e i suoi sentimenti più profondi attraverso la storia di un bambino abbandonato e di una famiglia reinventata. Dall’altro, uno dei film più incredibili di Keaton, Sherlock Jr. – La palla n° 13, nel quale il geniale comico è un proiezionista aspirante detective che sogna di entrare e uscire dallo schermo cinematografico in un susseguirsi di gag surreali e irresistibili.
LUCI DELLA CITTÀ – City Lights
di Charles Chaplin con Charles Chaplin, Virginia Cherrill, Harry Myers, Florence Lee, Al Ernest Garcia – USA, 1931, 86’
Charlie Chaplin si affaccia agli anni Trenta con un film muto e sonoro (senza parole, ma con musica ed effetti), il suo primo grande romanzo, la storia di un amore folle e puro. Lui è il Vagabondo, lei una fioraia cieca che lo crede un milionario. Lo sfondo è la metropoli e i suoi conflitti di classe. È il film che proietta nell’eternità il genio comico e tragico di Chaplin. Il primo piano finale, ultimo sorriso che davanti ai nostri occhi si congela in disperazione, non è solo una delle scene che definiscono che cos’è il cinema: si fissa sulla tela dello schermo come una delle opere d’arte imprescindibili del Novecento, e oltre ancora.
IL GRANDE DITTATORE – THE GREAT DICTATOR
di Charles Chaplin con Jack Oakie, Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Daniell, Reginald Gardiner – USA, 1940, 126’
Il genio comico del muto Charlie Chaplin prende per la prima volta la parola per ridicolizzare nientemeno che Adolf Hitler. Attraverso la storia dello scambio di persona tra un barbiere ebreo e uno spietato tiranno, Chaplin ‘dichiara guerra’ a tutte le dittature e realizza uno dei più grandi capolavori pacifisti del cinema mondiale. The Great Dictator è un montaggio di gag feroci e al tempo stesso una sintesi cruda e innovativa della Storia. Chaplin ebbe una presa così inesorabile su quella orribile contemporaneità, che il film è rimasto come l’album illustrato delle grandi tragedie del Novecento.
SCIUSCIÀ
di Vittorio De Sica con Franco Interlenghi, Rinaldo Smordoni, Maria Campi, Aniello Mele, Enrico Cigoli, Bruno Ortensi, Emilio Cigoli – Italia, 1946, 90’
Primo film ad aggiudicarsi l’Oscar al miglior film straniero. Il primo film nel quale la relazione tra Cesare Zavattini e Vittorio De Sica si sviluppa pienamente in un’opera che realista e magica, con la Roma disperata e ‘americana’ dei mesi immediatamente successivi alla guerra, ma anche trasognata nelle fantasie di due ragazzini lustrascarpe. Il vero tema di Sciuscià è l’amicizia tra Pasquale e Giuseppe. La profondità dell’emozione che lega i due ragazzi – attestata dall’intensità distruttiva del loro conflitto – è la misura di tutte le cose. Sullo sfondo di una constatazione crudele spicca una purezza d’osservazione meravigliosa.
GLI INVASORI SPAZIALI – INVADERS FROM MARS
di William Cameron Menzies con Helena Carter, Arthur Franz, Jimmy Hunt, Leif Erickson, Hillary Brooke, Morris Ankrum – USA, 1953, 78’
Film divenuto un cult, incarna in maniera esemplare l’iconografia di tanto cinema che si è confrontato con il tema dell’incontro tra l’umanità e una civiltà aliena. Un ragazzo scopre che un gruppo di marziani atterrati sul pianeta Terra sta trasformando in automi alcuni abitanti del luogo. Nessuno gli crede, tranne una dottoressa. L’esperta messa in scena di Menzies valorizza un punto di vista anomalo e deformante, bambinesco e al tempo stesso onirico e propone una variante cruciale: lo spirito di un popolo, quello americano, il quale, di fronte a una minaccia fa cerchio, si coalizza, rivelando una coscienza comunitaria fortissima.
LA CIOCIARA
di Vittorio De Sica con Sophia Loren, Jean-Paul Belmondo, Eleonora Brown, Andrea Checchi, Pupella Maggio, Emma Baron – Italia, 1960, 110’
Dal romanzo omonimo di Moravia, un potente ritratto femminile sullo sfondo della Seconda guerra mondiale. Tra Roma e la Ciociaria si consuma il dramma della vedova Cesira e della figlia adolescente, violentate da un gruppo di soldati marocchini proprio quando la liberazione si fa portatrice di nuova speranza. De Sica non poté avere Anna Magnani per il ruolo della madre. Fu così che il film divenne l’apice del sodalizio con Sofia Loren, incoronata agli Oscar per quella che resta una delle sue più intense interpretazioni. Merito anche del regista, capace di far risuonare in lei le corde profondamente umane di un dolore universale.
IL DIO NERO E IL DIAVOLO BIONDO – DEUS E O DIABO NA TERRA DO SOL
di Glauber Rocha con Mauricio Do Valle, Geraldo Del Rey, Yoná Magalhães, Lidio Silva, Milton Rosa – Brasile, 1964, 115’
Una delle opere capitali del cinema nôvo brasiliano degli anni ’60. Profondamente radicato nel Brasile contadino, il film di Glauber Rocha è una lucida constatazione di sconfitta, in cui realtà storica e finzione cinematografica si fondono grazie a un linguaggio innovativo. Assetato di giustizia, il bandito della prateria Corisco uccide, ruba violenta, saccheggia, incendia per rabbia e sfida, per vendicare la miseria dei poveri. In un’osmosi costante tra teatro e cinema, realismo e simbolismo, solennità e violenza, Glauber Rocha ha composto un poema cinematografico libero, barbaro e affascinante, assolutamente unico.
GLI AMORI DI UNA BIONDA
di Milos Forman con Jana Brejchová, Vlamidir Pucholt – Cecoslovacchia, 1965, 82’
La commedia triste di Miloš Forman, sua prima affermazione internazionale, inaugura ufficialmente la nová vlna, la nouvelle vague praghese. Le disillusioni amorose d’una giovane operaia, in fuga dal torpore della provincia, si stagliano nel ritratto d’una generazione nuova risolutamente (e comicamente) fuori dal linguaggio e dalle retoriche ufficiali della ‘programmazione socialista’. Circola un’aria da dolci inganni che ma Forman ha già chiaro che è necessario non deflettere dall’ironia: “Una piccola nazione come la Cecoslovacchia, minacciata da potenti vicini, non ha altri mezzi di sopravvivenza che mantenere il sense of humour”.
FRANK COSTELLO FACCIA D’ANGELO – Le Samourai –
DI: Jean-Pierre Melville e con Alain Delon, Nathalie Delon – Francia 1967, 105’
Il film col più regale e impenetrabile dei killer. Jef Costello è un killer prezzolato. Una sera ammazza indisturbato il proprietario di un night club in presenza di testimoni. Tra questi c’è Valérie, pianista nel locale notturno. La donna, invece di denunciarlo, gli fornisce un alibi. È considerato il capolavoro di Melville e la quintessenza del suo cinema per la maestria con cui l’autore guida lo spettatore in un’atmosfera gelida, dominata dai grigi e dai blu, in una trama dove l’azione prende il posto del dialogo. Una rappresentazione ossessiva della solitudine, mascherata, come per un guerriero, da abiti, luci e notti del cinema americano.
IL CONFORMISTA
di Bernardo Bertolucci con Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda, Gastone Moschin, Enzo Tarascio – Italia, 1970, 116’ – in collaborazione con Minerva Pictures
Adattamento dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia con cui Bertolucci opera una feroce critica alla borghesia italiana e alla sua ignavia. Marcello, interpretato da Jean-Louis Trintignant, per nascondere la propria diversità sceglie di essere uguale alla massa che lo circonda, così diventa fascista e si trasforma nel killer del suo maestro, un professore antifascista. Un film che ha cambiato la storia del cinema e che ha segnato in maniera determinante gli autori della new Hollywood, da Coppola, a Scorsese, a De Palma.
L’ULTIMO SPETTACOLO – Last Picture Show
di Peter Bogdanovich con Jeff Bridges, Ellen Burstyn, Cloris Leachman, Timothy Bottoms, Ben Johnson, Cybill Shepherd – USA, 1971, 118’
In una piccola città americana degli anni ’50, il passaggio alla vita adulta di un gruppo di ragazzi corrisponde con la chiusura del cinema locale. Capolavoro assoluto di Peter Bogdanovich, film raggelato in un bianco e nero immortale, racconta il vagare a vuoto di una età senza prospettiva, l’attesa di qualcosa che cambi le esistenze, tra sale da biliardo, cinema, notti brave e fughe in un mondo che sta sparendo. Brillante e toccante, è una metafora sulla fine del cinema classico e di una generazione. 8 nomination al Premio Oscar e due statuette ai migliori attori non protagonisti (Cloris Leachman e Ben Johnson).
TONY ARZENTA – BIG GUNS
Di Duccio Tessari con Alain Delon, Roger Hanin, Marc Porel, Carla Gravina Richard Conte, Nicoletta Machiavelli – Italia, Francia, 1973, 113’
Un film su un sicario fuoriclasse siciliano, braccato da Cosa Nostra perché deciso a lasciare le armi. Un noir anni 70 con protagonista un giovanissimo Alain Delon, caratterizzato dalle lancette dell’orologio del protagonista che sembrano scandire un destino segnato. Tessari illumina un’esasperata e astuta spettacolarizzazione della violenza, con echi anche di Peckinpah, con insoliti scorci di una Milano autunnale; Delon veste spesso di nero, come un’incarnazione funebre, e uccide come un felino predatore, assediato dalla morte in una guerra privata.
Picnic ad Hanging Rock
di Peter Weir con Rachel Roberts, Dominic Guard, Helen Morse, Jacki Weaver, Vivean Gray, Kirsty Child – Australia, 1975, 115’.
Durante una gita, tre ragazze e l’insegnante di scienze salgono verso la sommità delle rocce vulcaniche. Soltanto una viene ritrovata, ferita e senza memoria. Le altre scompaiono. Tratto dall’omonimo romanzo di Joan Lindsay è un film elegante che coniuga una sapiente rievocazione dell’epoca con la magia di una natura selvaggia e impenetrabile. Weir integra al romanzo una forza visiva maggiore, prepotente e con una forte capacità simbolica, e racconta i rapporti segreti e divini tra la donna e la Terra. Mistero, natura, memoria ancestrale, tutto si lega per recuperare miti antichi, dal fascino insieme seducente e pericoloso.
TOMMY
di Ken Russell con Ann-Margret, Oliver Reed, Eric Clapton, Roger Daltrey, Tina Turner, Elton John – Gran Bretagna, 1975, 108’
Alla base del film c’è il famoso concept album del 1969 realizzato dagli Who. Nel 1975 Ken Russell decide di dare un’immagine a quel disco che ha segnato una generazione di rockers. Il film è in fondo un inno al rock: vi compaiono, oltre agli Who al gran completo, Eric Clapton, Elton John, Tina Turner. E poi Jack Nicholson e Robert Powell. Roger Daltrey interpreta la parte dello stesso Tommy, sordo muto e cieco a causa di un trauma: ha assistito da bambino all’uccisione del padre. Scopre però di essere un mago al flipper (Pinball wizard). Fino alla catarsi e alla trasformazione in uno strambo Messia.
UNA GIORNATA PARTICOLARE
di Ettore Scola con Sophia Loren, Marcello Mastroianni, John Vernon, Alessandra Mussolini, Françoise Berd – Italia, 1977, 105’
Capolavoro della maturità di Ettore Scola, forse la più grande interpretazione della Loren, spogliata di ogni carisma divistico e assecondata magistralmente da un Mastroianni in stato di grazia. Durante la visita di Hitler a Roma, in un condominio una casalinga rimane da sola: farà amicizia col vicino omosessuale in attesa di partire per il confino. Scola afferma: <<Il colore della Roma di quei tempi è un non colore neanche tanto grigio ma un po’ chiuso, un po’ spesso, come quello della nebbia, che poi al film è servito come lieve simbolo di chiusura, di prigione; anche lì di esclusione >>. Leone d’oro per il miglior film restaurato a Venezia 2014.
AVSKEDET – The Farewell
di Tuija-Maija Niskanen con Stina Ekblad, Pirkko Nurmi, Sanna Hultman, Carl-Axel Heiknert, Kerstin Tidelius, Mimi Pollak, Gunnar Björnstrand – Svezia/Finlandia, 1982, 90’
Realizzato interamente da donne, questo film sull’autonomia femminile si svolge nella casa di una famiglia dell’alta borghesia di Helsinki. Di fronte alla crudele indifferenza del padre e alla debolezza della madre, la piccola Valerie cerca nella governante l’affetto che le manca. Quando riconosce di amare le donne viene denunciata dal padre ma decide di seguire il proprio cuore. La capacità di Niskanen di osservare e percepire il non detto conferisce al film una rara intensità visiva. In un’intervista Stina Ekblad ha dichiarato che se non fosse stato per Avskedet non avrebbe ottenuto la parte dell’androgino Ismael in Fanny e Alexander.
TENEBRE
di Dario Argento con Giuliano Gemma, Anthony Franciosa, Daria Nicolodi, John Saxon, John Steiner, Fulvio Mingozzi – Italia, 1983, 99’
Dopo l’orrore soprannaturale di Suspiria e Inferno, Tenebre rappresenta nella carriera di Dario Argento “un ritorno al presente e alla leggibilità del crimine in chiave di psicopatologie” (Gian Piero Brunetta). Uno scrittore di gialli americano, a Roma per presentare il suo ultimo romanzo, si trova coinvolto in una serie di omicidi ispirati al libro. Esplicito gioco autoriflessivo, nella trama e nell’uso di figure e stilemi tipicamente argentiani, è uno dei film più ricercati del regista dal punto di vista tecnico e architettonico. Tra le vittime, l’ex moglie di Berlusconi Veronica Lario.