Capri – Revolution: Passioni e Ideali nel Nuovo Film di Mario Martone

Dicembre 20, 2018 2:59 pm

Capri – Revolution. Nulla è più rivoluzionario del desiderio di libertà. Il nuovo film di Mario Martone, l’ultimo della trilogia di cui fanno parte “Noi credevamo” e “Il giovane favoloso” celebra le arti come scelta etica e politica. Capri, vigilia della Grande Guerra: una comune di nordeuropei ha trovato il luogo ideale per la propria ricerca artistica. Tuttavia l’isola ha una sua identità. che mette in contrasto mondi e visioni diverse, quello contadino di Lucia, quello del medico idealista, la comune del performer.

L’isola è il mondo, la metafora del mondo in cui l’unica possibilità è il confronto. Un’isola unica al mondo divisa fra natura e progresso. Colonna sonora di Apparat. Premio SIAE alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2018.

LA CHIUSURA DI UNA TRILOGIA

«Con Capri Revolution si chiude la trilogia con una donna che vediamo di spalle e che guarda verso un futuro ignoto», ha spiegato il regista. «Gli altri due film avevano figure potentemente maschili, ma questa volta si chiude, non a caso, al femminile. Siamo in viaggio, questo il senso vero di questi tre film». E ancora il regista napoletano: «C’è un filo nella mia trilogia: i protagonisti sono sempre ribelli e sono giovani. È un modo questo per raccontare una Italia non doma. Il confronto nell’isola è inevitabile in un tempo come oggi in cui ci sono tanto odio e paura a fare da collante».

UNA STORIA DI PROTO-HIPPIE NELLA CAPRI DEL 1914

Il film ci porta a Capri nel 1914, a ridosso della prima guerra mondiale. Qui, in quest’isola dove il mito sembra essere di casa, troviamo una comune di giovani nordeuropei proto-hippie guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat) pittore-mistico alle prese con una terapia di danza salvifica che ricorda tanto i quadri di Matisse. Ma a Capri vive anche l’Italia rurale di Lucia, giovane capraia (Marianna Fontana, una delle gemelle di Indivisibili) piena di curiosità, e quella positivista, lontana da ogni fantasia, del giovane medico del paese (Antonio Folletto).

L’IDEA DEL FILM NATA DAI QUADRI DI DIEFENBACH E BEUYS

L’idea di Capri – Revolution spiega il regista nasce «quando ho visto le opere del pittore Karl Wilhelm Diefenbach e ho scoperto che la sua comune, omeopata, vegetariana e anti-militarista anticipava esperienze degli Anni 60. Poi con un corto circuito sono passato all’artista Joseph Beuys e alla sua opera Capri – Batterie. «L’arte», ci tiene ha tenuto a dire Martone al Lido, «non è una questione solo estetica, attraverso di lei ci si mette in relazione con le persone anche in senso politico».

UNA DONNA E LA SUA EMANCIPAZIONE AL CENTRO DEL FILM

Capri – Revolution, film corale la cui forza però risiede nel percorso di emancipazione di una ventenne (la brava Marianna Fontana, autentica rivelazione due anni fa a Venezia insieme alla sorella gemella Angela in Indivisibili), che potrebbe essere la nostra nonna o bisnonna, capace di ribellarsi a una visione oppressiva della donna e scegliere, a qualunque costo, la sua libertà. «Il finale del film è legato al personaggio di Lucia, alla sua parabola esistenziale e soprattutto al fatto che lentamente supera tutti i modelli maschili che attraversa. Lei viene da una famiglia patriarcale, a cui si ribella, ma in Lucia resta sempre l’amore. Il fatto è che le donne hanno oggi una centralità maggiore visto che gli schemi maschili non riescono più a rinnovarsi». «Il passato», ha spiegato il regista, «può essere un mezzo per analizzare meglio il presente. Il cinema è in fondo una macchina del tempo per guardare le cose da un’altra angolazione. Anche quando vai in analisi in fondo sei riportato verso il tuo passato».

 

 

 

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